Insediamento preistorico alla foce dell'Arzilla: esame del materiale rinvenuto - Fano
DESCRIZIONE

L'insieme dei frammenti fittili rinvenuti nell'insediamento alla foce del T. Arzilla (Fano) presenta sostanzialmente due qualità di impasto che consentono di poterli ripartire, grosso modo, in due distinte classi. La prima in cui figurano vasi di dimensioni anche ragguardevoli a spessori variati, anche forti. Le superfici sono in genere ruvide ed irregolari. Frequenti gli inclusi litici. Il colore varia da rosso a bruno. A tale classe ceramica si associano anse di varia foggia: verticali a nastro largo impostate sul corpo del vaso e anche sull'orlo (fig. 1: 1-4), a maniglia semicircolare (fig. 1: 5). Frequenti sono le prese a lingua, rettangolari e semicircolari, talvolta ripiegate leggermente verso l'alto, spesso con bordo segmentato con impressioni a punta di dito (fig. 1: 6-9, 11). Sono presenti anche prese a bugna conica o arrotondata (fig. 1: 10,12). La decorazione è costituita da cordoni plastici modellati o applicati, orizzontali, posti a distanza variabile dall'orlo, a costolatura liscia ma più spesso interrotta da ditate (fig. 2: 1-3), talvolta disposti in modo da incontrarsi (fig. 2: 4). E' frequente il caso in cui il cordone più vicino all'orlo dà origine ad una presa a lingua più o meno rilevata (fig. 2: 2). Alcuni frammenti presentano una decorazione costituita da file orizzontali di ditate (fig. 2: 5, 6), da unghiate (fig. 2: 7) e da marcate impressioni triangolari a scorrimento ottenute con una stecca (fig. 2: 8). Il tipo di orlo più frequente è quello dritto, appiattito o assottigliato, decorato talvolta alla sommità con impressioni a tacche o a pizzicato (fig. 2: 9): è presente anche l'orlo ingrossato sporgente ed appiattito, liscio o decorato sul lato esterno con impressioni digitali (fig. 2: 10): figurano pure l'orlo a colletto (fig. 2: 11) e cilindrico.

L'altra classe, numericamente molto inferiore rispetto alla precedente, comprende frammenti pertinenti a recipienti più piccoli eseguiti con cura, di impasto depurato ed omogeneo, pareti sottili, di colore grigio-nero talvolta passante al camoscio, ben lisciata. La forma vascolare più frequente sembra essere la ciotola carenata alla quale si associa l'ansa a nastro con appendice cilindro-retta (fig. 3: 1-3), a corna di lumaca (fig. 3: 4-6), a nastro verticale impostata sulla carena (fig. 3: 7, 8, 10), a nastro verticale con sopraelevazione rettangolare (fig. 3: 9), il manico a nastro forato ad apici revoluti (fig. 3: 11, 14). Figura pure l'ansa a maniglia quadrangolare con angoli sviluppati in aculei (fig. 3: 12), verticale a bastoncello con due piccole apofisi a corna (fig. 3: 13). I pochi frammenti decorati che è stato possibile recuperare presentano la tipica decorazione appenninica costituita da bande marginate campite di puntolini disposti su due file (fig. 4: 1), o di trattini (fig. 4: 3) secondo schemi rettilinei e geometrizzanti ma anche curvilinei: in quest'ultimo caso la decorazione è in corrispondenza di una bozza (fig. 4: 5).

Il frammento pertinente ad una capeduncola carenata a parete inclinata verso l'esterno (fig. 4: 1) presenta, in corrispondenza della parte appiattita dell'orlo, la tecnica dell'intaglio, costituita da due file di triangoli excisi con vertici alternati su due file, così da formare una fascia a zig-zag in rilievo. Pure presente la decorazione costituita da solcature disposte in fascio (fig. 4: 4, 7).

L'elevata frammentazione dei reperti fittili non consente, se non raramente, l'individuazione di precise forme vascolari.

Fra la ceramica grossolana sembrano prevalere vasi cilindrici e troncoconici ma anche globulari, mentre in quella più fine predomina la ciotola più o meno carenata.

Sempre in terracotta figurano: un frammento di diaframma di fornello (fig. 4: 8), fuseruole lenticolari, biconiche e troncoconiche (fig. 4: 6, 9), molti frammenti di intonaco con impronte di frascame, un disco (fig. 4: 11) e un cilindro.

Per quanto attiene all'industria litica c'è da osservare come, accanto ad un elevato numero di scarti di lavorazione, alcuni con tracce di ritocco d'uso, figurano cuspidi peduncolate ad alette (fig. 5: 1, 3, 4, 7), a doppia terminazione acuta (fig. 5: 2), a base arrotondata (fig. 5: 5, 6); lame raschiatoio con ritocco diretto, anche erto, lungo tutto il perimetro (fig. 5: 8, 9), un dorso (fig. 6: 3), vari bulini (fig. 6: 1, 5, 6). Sono presenti pure alcuni elementi geometrici quadrati o rettangolari, probabili elementi di falcetto, a lati rettilinei o concavi a profilo arcuato, ritocco per lo più diretto accentuato alle estremità ottenuti da lame (fig. 6: 10), oppure da schegge con ritocco piatto bifacciale (fig. 6: 11).

Figurano inoltre grattatoi (fig. 6: 4, 12, 13, 14), becchi (fig. 6: 2, 9) e troncature (fig. 6: 7, 8), nonché nuclei e percussori. I manufatti sono ottenuti scheggiando piccoli ciottoli silicei, alcuni usati soltanto dimezzati (fig. 6: 15, 16), raccolti, come dimostrano le tracce di fluitazione fluvio-marina, lungo il vicino litorale ghiaioso. L'industria della pietra levigata è ben rappresentata da due frammenti di asce-martello forate in roccia sedimentaria (fig. 5: 10, 11), e da un frammento di grossa mazza in pietra verde. Alcuni ciottoli calcarei, appiattiti per fluitazione, presentano un margine scheggiato e fanno pensare ad un loro uso quali percotitoi o anche asce. E' pure da annoverare una pietra in forma di parallelepipedo che presenta in un margine un foro praticato ad L (fig. 5: 12): sono presenti pure ciottoletti pervi (fig. 4: 10), macine e macinelli. Un ciottolo caleareo ovoidale che presenta un grosso incavo falciforme sembra essere stato usato quale levigatoio (fig. 4: 12).

L'industria dell'osso è rappresentata da pochi frammenti di spatole e punteruoli e da un elemento cilindrico ottenuto segando un corno di cervo (fig. 4: 13).

Sono stati pure raccolti frammenti informi di bronzo, probabili residui di fusione (fig. 4: 14).

I resti faunistici sono rappresentati in prevalenza da bovini ed ovini: figurano anche il cinghiale (denti e difese) ed il cervo. Frequenti i gusci di molluschi, gasteropodi e lamellibranchi.

Immagini: autorizzazione della Soprintendenza Archeologica delle Marche nr.139, del 5.1.1999.

 

 

Autore: De Sanctis Luciano

Fonte: http://www.lavalledelmetauro.it/contenuti/beni-storici-artistici/scheda/ 4549.html

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